Cosa è la Febbre Q

La Febbre Q è una patologia infettiva causata da un piccolo batterio intracellulare che può infettare sia gli animali (inclusi i volatili, le zecche ed in particolare i ruminanti), sia l’uomo. La Febbre Q (denominata all’inizio come Query Fever) è stata individuata la prima volta nell’uomo nella seconda metà degli anni 30 del secolo scorso dal patologo australiano Derrick in un paziente che lavorava in un mattatoio di Brisbane che presentava sintomatologia respiratoria. Subito dopo l’infezione è stata identificata anche negli Stati Uniti e in seguito, già dopo la seconda guerra mondiale, in tutto il mondo inclusa l’Italia. Tuttavia, per molto tempo, la presenza della Febbre Q negli animali e nell’uomo è stata sottostimata fino all’esplosione di un’epidemia da Fabbre Q che si è verificata nei Paesi Bassi tra il 2007 e il 2012, con un picco di circa 2400 ricoveri ospedalieri annui. 

Perché occuparsi della Febbre Q nei ruminanti?

Innanzitutto perché è una patologia trasmissibile all’uomo (è una zoonosi). 

Nei bovini l’infezione da Coxiella burnetii è molto diffusa (circa il 40% degli allevamenti sono infetti) ed è in grado di causare aborti medio tardivi, di impattare negativamente l’attività riproduttiva e di aumentare l’incidenza di metriti e/o endometriti. Inoltre, anche in Italia è disponibile un vaccino efficace. 

Che caratteristiche ha la Coxiella burnetii?

Coxiella burnetii è un batterio simile alla Legionella che per moltiplicarsi deve infettare le cellule (si comporta come un virus) ma è in grado di sopravvivere a lungo nell’ambiente in uno stadio simile alle spore (ad esempio sopravvive per circa 24 mesi nei liquami e nel letame). Lo stadio di replicazione intracellulare rende complesso è poco efficace il trattamento antibiotico che richiede un trattamento prolungato. La Coxiella burnetii si trasmette, sia negli animali sia nell’uomo, per via respiratoria mediante inalazione di polvere contaminata dalle forme di resistenza dei batteri presenti soprattutto nella placenta e negli invogli fetali degli animali infetti (bovini e ovi – caprini). L’infezione nell’uomo attraverso l’acqua contaminata e attraverso il latte non costituisce un reale rischio, rischio che si azzera dopo pastorizzazione del latte stesso. Il batterio attraverso i macrofagi si diffonde nell’organismo e raggiunge in particolare l’apparato riproduttivo.

Come si manifesta l’infezione nell’uomo?

Il quadro clinico dell’infezione è spesso asintomatico e ciò ne complica la diagnosi. Quindi, la prevalenza reale della Febbre Q nell’uomo non è perfettamente conosciuta. Dopo 2-3 settimane di incubazione, nel 60% dei casi l’infezione primaria decorre in modo asintomatico. In circa il 40% dei casi il quadro clinico più frequentemente rilevato è una sindrome simil-influenzale che regredisce spontaneamente dopo alcune settimane. In circa il 4% dei pazienti, l’ospedalizzazione è richiesta in base alla gravità dei sintomi osservati come epatite, polmonite o meningoencefalite. In alcuni casi la risposta immunitaria non è in grado di controllare l’infezione e l’infezione può evolvere in forma cronica. I principali sintomi che caratterizzano la forma cronica sono l’infezione vascolare/endocardite correlata al danno del sistema valvolare e una così definita “sindrome da stanchezza cronica”. Coxiella burnetii può essere inoltre associata ad aborto, morte fetale e parto prematuro nella donna. 

Le categorie più a rischio di infezione sono quelle che lavorano a contatto con i ruminanti in particolare gli allevatori, i veterinari e i lavoratori dei macelli.

Come si manifesta l’infezione nella bovina?

Nei bovini, l’infezione dovuta a Coxiella burnetii decorre spesso in modo subclinico. I segni clinici più frequentemente osservati sono correlati a disturbi riproduttivi come aborto tardivo, mortalità neonatale, nascita di vitelli poco vitali e parti prematuri. Inoltre, la febbre Q è anche associata ad un aumento del rischio di ritenzione della placenta e di metrite/endometrite, principalmente a causa dell’azione diretta del batterio stesso o in conseguenza agli episodi abortivi che predispongono alla ritenzione placentare. Infine, si può rilevare un allungamento dell’intervallo parto-concepimento legato alla presenza del batterio a livello dei macrofagi uterini che interferisce con la risposta immunitaria uterina nell’immediato post parto. 

Quanto è diffusa l’infezione negli allevamenti bovini da latte in Italia?

L’infezione da Coxiella burnetii può essere facilmente rilevata attraverso la presenza del patogeno nel latte di massa mediante PCR. I dati epidemiologici indicano che almeno il 40% degli allevamenti testati sono positivi. La Febbre Q è la seconda causa di aborto dopo la Neospora nelle bovine da latte degli allevamenti francesi, mentre in Italia si attesta intorno al terzo posto dopo Neospora e BVD.

Come si può intervenire per controllare l’infezione da Coxiella burnetii?

Il primo passo è procedere alla diagnosi dell’infezione attraverso la ricerca del patogeno, mediante PCR, nel latte di massa e nei feti abortiti. In presenza dell’infezione si deve procedere all’adozione di strette misure di biosicurezza che includono la rimozione e distruzione (previo congelamento e invio all’incenerimento) di feti abortiti e di invogli fetali che non devono essere smaltiti in letamaia (anche delle bovine che partoriscono normalmente e a termine) e l’opportunità di indossare guanti e mascherine durante il parto negli allevamenti infetti. La separazione al momento del parto tra bovine primipare e pluripare può essere utile al fine di ridurre e/o ritardare l’infezione delle manze al primo parto. 

Il trattamento antibiotico non è un’opzione valida in quanto risulta di scarsa efficacia e richiederebbe comunque, come accade nell’uomo, l’adozione di trattamenti prolungati (settimane o mesi di trattamento) non praticabili nell’allevamento bovino. 

L’adozione di un adeguato protocollo vaccinale, associato alle misure di biosicurezza, può consentire di ridurre i danni riproduttivi correlati all’infezione, migliorare le performance riproduttive e ridurre il tasso d’infezione in allevamento. 

Per appronfdimenti:

https://www.ceva-italia.it/SPECIE/Ruminanti/Vaccini/Febbre-Q/Progetto-diagnostico-gratuito-di-prevenzione-della-Febbre-Q

https://www.ceva-italia.it/SPECIE/Ruminanti/Vaccini/Febbre-Q

Bibliografia consultata

  1. R. Guatteo. 2013. Q fever an emerging disease. Servet Editorial – Grupo Asìs Biomedia.
  2. Vicari N. et al. 2013. Occurrence of Coxiella burnetii in bulk tank milk from northwestern Italy. Veterinary Record. Doi: 10/1136 – vr 101423.
  3. G. Valla et al. 2014. Prevalenza di Coxiella burnetii nel latte di massa in allevamenti di bovine da latte italiani e possibile correlazione con problemi riproduttivi. Large Animal Review. 20: 51-56.
  4. Bussacchini et al. 2014. Valutazione della risposta anticorpale nel bovino indotta da una singola vaccinazione di richiamo effettuata con il vaccino Coxevac a 9 e 12 mesi di distanza dalla vaccinazione di base. Rivista di Medicina Veterinaria. Vol. 51: 25-30.
  5. G. Valla et al. 2017. Influenza della vaccinazione con il vaccino Coxevac sul miglioramento delle performance riproduttive in bovine da latte in allevamenti infetti da Coxiella burnetii. Atti del XLIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Buiatria. Parma 23-24 Novembre: 76-84.